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    Il primo passo per diagnosticare l’artrosi dell’anca è l’anamnesi, ovvero l’indagine conoscitiva sui precedenti fisiologici e patologici di un paziente, redatta dal medico e finalizzata al riconoscimento della malattia: è necessario, quindi, sottoporsi innanzitutto ad una prima visita medica da uno specialista ortopedico. L’anamnesi è poi seguita dall’esame obiettivo, che è caratterizzato da una serie di azioni diagnostiche per individuare e riconoscere la patologia o lo stadio della sintomatologia.
    In presenza di sospetta coxartrosi sarà il medico specialista ad indicare al paziente gli esami specifici da effettuare.
    Per la diagnosi e la valutazione del grado di coxartrosi la radiografia è senza dubbio l’esame più efficace. Questa tipologia di esame mostra la patologia e la sua evoluzione, la topografia dello spazio articolare e la sua portata.
    In alcuni casi è possibile che il medico specialista sottoponga il paziente a risonanza magnetica. Questo esame diagnostico permette di evidenziare soprattutto qui casi di dolore dovute ad algodistrofie della testa femorale e/o necrosi avascolari della testa femorale.
    Il trattamento della coxartrosi dipende dal grado di artrosi e dai sintomi del paziente, incluso il suo grado di limitazione e le sue aspettative. La terapia iniziale comprende fisioterapia, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e iniezioni intra-articolari (corticosteroidi o acido ialuronico o PRP- plasma ricco di piastrine-)
    Quando la terapia conservativa non porta a risultati perche’ lo stato articolare troppo avanzato allora si opterà per una sostituzione protesica dell’anca. Ormai tecniche di ultima generazione mini invasive, tempi chirurgici rapidi (40 min), impianti con durata di almeno 30 aa, la mobilizzazione rapida del paziente con una deambulazione ripresa in 48h ha reso l’intervento di protesi all’anca un intervento standardizzato.

    Dott Alessio Palumbo Responsabile UOS Traumatologia Ospedale San Pietro Fatebenefratelli