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vaccino papilloma virus

    Un interessante studio su Annals of Internal Medicine fa il punto sulla Vaccinazione per il Papilloma Virus.

    In questi ultimi due anni la questione vaccini è venuta alla ribalta a seguito del problema SARS Cov2 che tutti noi ben conosciamo.

    Il loro ruolo nella prevenzione e nella cura delle patologie è da sempre però fondamentale. In questo contesto si colloca lo studio pubblicato su Annals of Internal Medicine che analizza il ruolo della vaccinazione per il Papilloma Virus. 

    Le infezioni persistenti da papilloma virus (HPV: Human Papilloma Virus) possono essere la causa di neoplasie di tipo orofaringeo, genitale ed anale. Il 99% dei tumori della cervice uterina, ad esempio, è dovuto ad infezioni da HPV. Esistono circa 100 ceppi differenti di HPV e per i più comuni è stato sviluppato un vaccino in grado neutralizzare il virus e, quindi, prevenire la neoplasia.

     Il vaccino è stato introdotto ormai dal 2006 e la versione quadrivalente (4vHPV) è stata consigliata come vaccinazione di routine nelle ragazze tra gli 11 e i 12 anni. La vaccinazione è stata allargata anche ai giovani di sesso maschile. A distanza di più di una decade, i risultati di questa vaccinazione sono stati oggetto di uno studio condotto in diversi centri degli Stati Uniti e recentemente pubblicato su Annals of Internal Medicine.

    Nell’articolo, Rosenblum e colleghi hanno stimato l’impatto e l’efficacia della vaccinazione 4vHPV sull’infezione da papilloma virus negli USA raccogliendo dati a partire dall’epoca pre-vaccinazione (2003) fino al 2018. 

    Dai 12 anni di vaccinazione ne è emerso che vi è una riduzione del 90% delle infezioni da HPV della cervice uterina nelle femmine vaccinate rispetto all’epoca pre-vaccino e che una riduzione del 74% si è registrata anche nelle femmine non vaccinate. Questi risultati sottolineano due fattori importanti, ovvero che il vaccino è altamente efficace e che è in grado di conferire alla popolazione un’immunità di gregge. A contribuire a questa immunità è probabile che concorra anche la vaccinazione maschile.

    Un ulteriore risultato degno di nota è che il fattore discriminante nella riduzione delle infezioni è il vaccino stesso. Difatti, gli autori riportano che le altre variabili (e.g. numero di partner sessuali, etc.,) sono rimaste inalterate. Dunque, non vi è una variazione nel rischio di contrazione del virus, ma solo una riduzione del numero di infezioni, dovuta di fatto al vaccino.

    Rosenblum e colleghi sollevano inoltre il problema dell’impatto del Covid-19 sulla vaccinazione dei giovani. La pandemia ha infatti invertito il trend di incremento nei vaccinati per l’HPV. Di fatto, anche tornando ai livelli normali di vaccinazione oggi bisognerà recuperare quanto perso dei due anni precedenti. Non dobbiamo tuttavia sprecare l’opportunità di immunizzare una generazione in cui i tumori dovuti al papilloma possono essere prevenuti, come è stato comprovato da questo studio.